«Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme».
(Lc 19,28)
La grandezza di Gesù, la sua profonda umanità, la sua vera ed autentica umanità, si dimostra e si rivela nelle sue parole (vedi la parabole che precede), ma anche nelle azioni che il Vangelo “nasconde” in dettagli a prima vista insignificanti.
Gesù sale verso Gerusalemme e quello che lo aspetta non è certo un festino, ma tutt’altro: se è vero che c’è una tavola imbandita per lui e per i suoi discepoli per una cena che cambierà per sempre il corso della storia, dall’altra c’è un’altra tavola vuota, ma che sarà riempita dallo stesso corpo e bagnata dallo stesso sangue.
Quando nella vita ci troviamo ad affrontare quelle salite che ci costano tanto in energie, impegno e dolore, pensiamo di essere i primi a percorrere quella strada e di essere stati lasciati da soli lungo il percorso.
Il che può essere vero, da un punto di vista: quello di una vista che non riesce ad andare al di là della propria statura.
Ci dimentichiamo che qualcuno ci ha già sorpassati, percorrendo la stessa strada ed arrivando prima di noi al traguardo, un traguardo che è ben oltre quello che pensiamo.
Gesù «proseguì avanti agli altri»: lascia tutti dietro per dirci che, per quanto difficile possa essere la salita, per quanto grande ci possa sembrare la croce che segna il traguardo di questa strada, la vera meta si trova proprio al di là di quei due pezzi di legno.
È al di là della croce che c’è un pubblico immenso che fa il tifo per noi da quando siamo partiti: il fatto che non lo abbiamo visto o sentito prima non significa che non ci fosse.
Quindi?
Non ci rimane che continuare il nostro cammino, salite comprese, sapendo che quando giungeremo al vero traguardo ci sarà una splendida festa organizzata per noi che non avrà mai fine.