Ti amo perché…
Istruzioni per l’uso.
Prima di continuare a leggere, prova a fare questo piccolo gioco: chiudi gli occhi, pensa a qualcuno che ami e prova a completare la frase precedente.
Fatto?
A volte è facile trovare il motivo per cui si ama una persona: le caratteristiche fisiche o morali (psicologiche, culturali…) sono abbastanza facili da individuare e saltano subito agli occhi. E ci innamoriamo perdutamente.
È per questo motivo che tra innamorati scattano gli scambi di motivazioni che sottostanno al loro rapporto fiabesco, quasi incantato.
Il problema è quando la fiaba finisce e tutte le promesse di amore eterno sembrano essersi perse nel passato di capitoli precedenti ormai conclusi.
Altro che “lieto fine”.
È più interessante quando la frase iniziale presenta uno spostamento delle parole, ragion per cui mi chiedo: «Perché ti amo?» e non riesco a trovare la risposta, una motivazione che sia plausibile e sostenga tutto quello che vivo dentro, che è molto più grande e totalizzante di qualsiasi motivazione.
Questo mi ha portato a riflettere su cosa abbia capito in questi anni in cui sto cercando di imparare ad amare. Ed ho provato a darmi alcune risposte.
In maniera disordinata:
· Quando amo per un motivo, ho capito che amo il motivo e non la persona che ho davanti o, in altre parole, la mia scelta di amare è subordinata ad un guadagno che ne posso ricevere. Un guadagno che, nella pratica, si rivela essere superiore all’amore…
· La conseguenza è che, se amo per qualche motivo particolare, mi sto aspettando in qualche modo (conscio o meno) una retribuzione, cioè confondo di fatto l’amare con l’essere amato. Quindi pretendo di essere amato e se questo non succede mi deprimo.
Il tempo e la voglia di amare mi stanno facendo capire che invece la maturità affettiva non cerca guadagni né retribuzioni, e le relazioni che si basano su questa esperienza sono le più forti, le più sincere e le migliori da un punto di vista “qualitativo”.
L’amore non ha un motivo per cui amare e, se mai ce ne fosse qualcuno, si trova all’interno dell’amore stesso e mai al di fuori di esso.
Per farla breve, preferisco rimanere con l’interrogativo: «Perché ti amo?».